Bike a Stoanerne Mandln – Merano

una fantastica avventura piena di adrenalina e leggende assieme a snowcampitaly

Era un po’ di tempo che speravo di poter fare un giro in bici con il mio amico Marzio Bonomini di Snowcampitaly, e finalmente ci siamo. Appuntamento alle ore 9 e dopo aver caricato le bici nel furgone ci dirigiamo presso la funivia di Merano 2000.

Questo impianto inaugurato nel 2010 ha battuto alcuni record. Copre il dislivello di 1310 m in meno di 7 minuti, altra particolarità è la pedana di imbarco che scorre lateralmente, un vero gioiello architettonico.

Dopo esserci concessi un caffè al bar carichiamo le nostre bici sulla funivia che un istante ci trasporta a 1960 m. La giornata è limpida ed il panorama sulla vallata di Merano è stupenda. Mettiamo i caschi e Marzio mi fa strada sul sentiero N14 fino alla baita Mittager Hütte dove poi proseguiamo per la via E5,4 in direzione Kreuzjoch un posto panoramico a 2084 m. Il percorso corre veloce sotto le nostre ruote, con tratti guidati molto divertenti e sempre panoramici.

Non mancano i numerosi incontri con animali liberi di queste zone: mucche e soprattutto i bellissimi cavalli Avelignesi originari di questa zona, conosciuti per le loro carattere docile e collaborativo. Lo stesso sentiero ci conduce alla nostra meta, a Stoanerne Mandln situato a 2003 m.

Questo posto è conosciuto per le centinaia di ometti di pietra disseminati ovunque.

Non è raro trovare tali formazioni in alta montagna, il più delle volte esse fungono da orientamento nei sentieri di alta quota.

Ma le incisioni nella roccia e gli attrezzi di pietra focaia rinvenuti nella zona rendono altrettanto speciali gli omini di pietra molto probabilmente all’età Paleozoica.

Questa collina è come avvolta da una misteriosa atmosfera che rievoca antiche storie e leggende. Si narra infatti che il diavolo e le streghe erano soliti incontrarsi in questo luogo per compiere atti di cannibalismo, orge o per scatenare violenti temporali.

Ci sono protocolli del tribunale risalenti al 1540 a testimonianza di tali danze.

Queste strutture immobili come statue sembrano scrutarti con indifferenza, si percepisce una strana energia, ma forse è solo frutto dell’immaginazione.

Qualche foto ricordo e saliamo nuovamente sulle nostre bici per prendere il sentiero 2. Ci fermiamo poco dopo alla malga di Verano per mangiare qualcosa con le galline libere che ci camminano sotto il tavolo.

Cibo assolutamente genuino tutto di produzione propria. Riprendiamo la lunghissima e divertente discesa dove ci aspettano tratti tecnici molto impegnativi su pietre ma anche veloci attraverso i boschi

fino ad Avelengo e S. Caterina. Da qui si torna direttamente al parcheggio della funivia di Merano 2000.

Un giro fantastico, un pot-pourri di emozioni, panorami mozzafiato, buona cucina, adrenalina, storia, natura, sport e leggende, credo non si possa chiedere di più.

Un ringraziamento speciale all’amico di Merano Marzio Bonomini che mi ha regalato questa avventura indimenticabile che solamente un grande esperto di montagna con anni di esperienza può dare.

 

La Leggenda

La strega “Pachlerzottl”, la più nota della Val Sarentino, era solita aggirarsi da queste parti.

In effetti la vicenda della strega Pachlerzottl è avvolta da un triste ricordo. Il suo vero nome era Barbara Pachlerin, una donna bruciata viva nel 1540 perché sospettata di stregoneria.

Gli abitanti di Prati sospettavano che sin da bambina Barbara, così come sua sorella e sua madre, fosse una strega, ecco perché, dopo aver sposato il proprietario del maso Pachler (il signor Kunz), lasciò il posto di origine per trasferirsi a Lana al Vento, con la speranza di vivere in pace lontana dalle cattive dicerie.

Purtroppo l’invidia dei vicini e le strane abitudini della ragazza favorirono i sospetti anche nel nuovo paese di residenza.

Addirittura Barbara fu accusata di essere la causa della morte di un bambino ammalatosi gravemente che lei stessa aveva cresciuto e curato amorevolmente.

Afflitta dagli sguardi della gente e dall’impossibilità di difendersi, Barbara iniziò a condurre una vita isolata vagabondando di tanto in tanto senza prestare attenzione al suo aspetto disordinato e si guadagnò il soprannome di “Pachlerzottl” (la scarmigliona del maso Pachler). Ben presto le autorità vennero a conoscenza di questa strana ragazza che venne rinchiusa nella torre del Castel Reineck dove fu costretta a subire numerose torture.

Il 28 Agosto 1540 Barbara venne condannata al rogo e solo nel 20° secolo venne soprannominata la strega “Pachlerzottl”.

Purtroppo non si conosce altro di questa strega, ma sembra che durante le notti di tempesta, illuminate dai fulmini, tra le ombre degli ometti di pietra, compaia un’ombra di donna che balla con uno strano copricapo.

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